Novecento che non passa

Luigi Cavallaro

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  1. MDCCXCIII
     
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    In una parola, i rapporti di produzione capitalistici dovevano retrocedere al rango di «elementi» del più vasto sistema economico socialista: al rango di mera «produzione mercantile» subordinata. La famosa «alleanza tra operai e contadini» e l'altrettanto famoso ruolo «dirigente» del proletariato di fabbrica ne sarebbero stati la figurazione ideologica.

    Proprio nell'annuncio di questa coesistenza di rapporti di produzione differenti entro una medesima formazione sociale (e, ben s'intende, delle contraddizioni che un fatto del genere avrebbe inevitabilmente generato) si colloca, a nostro avviso, il «testamento di Stalin», che poi è ciò che fa dello «stalinismo» una questione attuale e non puramente storica o teorica. Non si potrebbe dirlo meglio che con le sue stesse parole: «Il fatto è che lo sviluppo economico non si attua mediante rivoluzioni, ma attraverso modificazioni graduali; il vecchio non viene semplicemente liquidato, ma modifica la sua natura in relazione al nuovo, conservando soltanto la sua forma, mentre il nuovo non distrugge semplicemente il vecchio ma penetra in esso, modifica la sua natura, le sue funzioni, senza distruggerne la forma, ma impiegandola per lo sviluppo del nuovo». Come dire: denaro, banche, debito pubblico, e poi naturalmente partiti, sindacati, imprese erano istituzioni che, sebbene nate all'ombra del modo di produzione capitalistico, erano suscettibili di mutare la loro natura ovunque avesse fatto presa un «incontro» analogo a quello che stava all'origine dell'esperimento dell'Ottobre.


    http://www.sinistrainrete.info/marxismo/26...-non-passa.html
     
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